
Chirurgia uro-ginecologica
La chirurgia uro-ginecologica si occupa del prolasso e delle conseguenti alterazioni funzionali degli organi pelvici, quindi del basso tratto urinario (vescica ed uretra), degli organi genitali (vagina ed utero) e del basso tratto intestinale. Si esegue dopo un tentativo di terapia medica e riabilitativa. In caso di mancato riscontro si esegue terapia chirurgica che sarà la più conservativa possibile e praticata con tecniche mininvasive.
La chirurgia del prolasso degli organi pelvici è una delle procedure ginecologiche a cui la donna viene più frequentemente sottoposta nel corso della sua vita. Per molti anni il prolasso uterino ha rappresentato una indicazione all’isterectomia, indipendentemente dalla presenza di patologia uterina e dai desideri della paziente.
Lo stile di vita, i desideri e le prospettive delle donne, per quel che riguarda la sfera sessuale e le gravidanze, si sono però profondamente modificate negli ultimi anni e molte pazienti che si sottopongono ad intervento per prolasso genitale, in realtà, desidererebbero conservare l’utero.
La preservazione dell’utero in corso di chirurgia per prolasso ha previsto ad oggi 3 tecniche chirurgiche tradizionali: la tecnica di Manchester, l’isteropessia sacrospinosa e l’isteropessia sacrale, interventi non esenti da rischi intraoperatori come l’eccessivo sanguinamento e un forte dolore post-operatorio, oltre che da un’elevata incidenza di recidiva (20-40%). Data la natura invasiva della chirurgia laparotomica e le difficoltà tecniche della sacrocolpopessia laparoscopica, si sono diffuse numerose tecniche chirurgiche vaginali innovative con l’ausilio di kit chirurgici e nuovi materiali protesici, come la sacropessi infracoccigea, che hanno consentito l’impianto agevole e assolutamente sicuro di protesi negli spazi vaginali, consentendo la possibilità di conservare l’utero e di ridurre l’incidenza di recidive.
Da ciò, sulla scia della sacropessi infracoccigea, si è diffuso l’utilizzo della chirurgia protesica nella correzione del prolasso genitale, con l’obiettivo di ridistribuire le sollecitazioni meccaniche su una superficie più ampia e resistente, invece che concentrare la pressione di rottura nel punto di minore resistenza della fascia coinvolta. Negli ultimi anni sono state proposte numerose tecniche chirurgiche vaginali innovative, che hanno proposto l’impianto più agevole e sicuro di protesi negli spazi vaginali. L’erosione vaginale è stata tra le complicanze più frequenti ed insidiose di tale tipo di chirurgia.
- CHIRURGIA DELL’INCONTINENZA URINARIA DA SFORZO E DEL PROLASSO GENITOURINARIO NELLA DONNA
La chirurgia dell’incontinenza urinaria da sforzo femminile può essere eseguita da sola o, qualora se ne presenti la necessità, in associazione alla correzione del cistocele, del rettocele, all’isterectomia per prolasso uterino, alla colposacrospinosopessia per prolasso della cupola vaginale. Quasi tutta questa chirurgia viene eseguita per via transvaginale. La chirurgia dell’incontinenza urinaria da sforzo secondaria a ipermobilità uretrale si effettua con le più moderne tecniche di sling transotturatorio “tension free”.
Quella da deficienza intrinseca dell’uretra (ISD) utilizzando Remeex sling system a compressione uretrale modulabile mediante accesso transvaginale e sovrapubico di minima. Nei casi in cui lo sling suburetrale risulti controindicato o non gradito, si può ricorrere all’infiltrazione periuretrale di cellule staminali muscolari o adipocitarie.
- CHIRURGIA DELLE FISTOLE VESCICO-VAGINALI E DELL’URETROCELE
La chirurgia dell’uretrocele si esegue solamente per via vaginale. Consiste nella rimozione del sacco ureterocelico e nella accurata sutura dell’uretra a livello del colletto del sacco ureterocelico.
La chirurgia delle fistole vescico-vaginali nella maggior parte dei casi si effettua per via vaginale e, a seconda della complessità della fistola, può richiedere l’interposizione tra vescica e vagina di lembo adiposo peduncolato di Martius proveniente dalle grandi labbra oppure del muscolo gracile, che è un muscolo adduttore della coscia.
Quando la posizione e l’estensione della fistola richiede un accesso sovrapubico, può essere utile l’interposizione dell’omento tra la vescica e la vagina.








