Chirurgia urologica robotica
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Chirurgia urologica robotica

Trova la sua principale indicazione nella prostatectomia radicale per carcinoma prostatico, nella chirurgia enucleoresettiva dei tumori renali con preservazione del parenchima renale, nella chirurgia dei tumori del surrene, nella chirurgia dell’idronefrosi secondaria alle stenosi o alla malattia del giunto pieloureterale, nel reimpianto uretero-vescicale per stenosi del tratto terminale dell’uretere.

Una nuova frontiera è rappresentata dalla cistectomia radicale per carcinoma vescicale con creazione di neovescica ileale intracorporea. Comunque, quasi tutti gli interventi eseguiti a cielo aperto, potrebbero essere eseguiti con la chirurgia robotica, prescindendo ovviamente dai costi di quest’ultima.

Rispetto alla chirurgia tradizionale con questa tecnica mini-invasiva si registra una riduzione dei sanguinamenti, una riduzione del dolore post-operatorio e dei tempi di degenza, un miglioramento dei risultati estetici e della funzionalità della parete addominale.

Il chirurgo esegue l’intervento manovrando una console computerizzata che trasmette all’istante il movimento delle mani del medico a delle braccia robotiche che controllano strumenti chirurgici quali pinze, forbici e dissettori introdotti nell’addome del paziente attraverso piccoli fori della parete addominale. La precisione e l’accuratezza delle manovre robotiche è molto superiore a quella ottenibile a cielo aperto.

La prostatectomia radicale è un intervento col quale vengono asportati la prostata e le vescicole seminali e, quando necessario, anche i linfonodi, in pazienti affetti da carcinoma prostatico. L’intervento si effettua in anestesia generale. Previa incisione periombelicale: si induce il “pneumoperitoneo” ovvero viene insufflata anidride carbonica all’interno della cavità addominale per poter creare sufficiente spazio di lavoro. Successivamente vengono posizionati i trocar o cannule che permettono l’introduzione in addome degli strumenti robotici. Il paziente viene quindi messo in posizione di “Trendelemburg” (testa rivolta verso il basso) e si procede con l’intervento che ha una durata variabile da 2 a 4 ore a seconda dell’estensione della dissezione pianificata..

Una volta asportata la prostata con le le vescicole seminali, la vescica viene ricollegata all’uretra in modo tale da ripristinare la continuità delle vie urinarie. La tecnica utilizzata per l’anastomosi uretro-vescicale (Van Velthoven) ha fatto praticamente scomparire le stenosi post-operatorie e le fistole urinose che gravavano sull’intervento a cielo aperto. Il paziente esce dalla sala operatoria con un catetere vescicale ed un drenaggio che verranno rimossi nei giorni successivi all’intervento. Tale intervento, quando eseguito con tecnica nerve-sparing, consente il mantenimento della potenza sessuale nel 80% dei casi e l’incontinenza urinaria, solitamente non grave, è presente nel 1% dei casi.